“…C’era un blocco di pietra piantato sulla crosta come un meteorite caduto all’improvviso…
Avevano dunque ragione gli antichi a dire che era impossibile svelare tutti i misteri dell’Argimoscu e del suo bosco…”
“Il Viaggio alle Rocche“, (Fabiola Spitaleri)
Quando quelle piccole luci dell’alba, quel preciso mattino, mi portarono alla scoperta di nuove fonti di vita per i miei occhi e per la mia anima, immaginai di aver accanto una sorta di “Narratore Musa” che mi potesse raccontare tutto ciò che superava, allora, i confini oltre la vita terrena.
Ci sono luoghi sulla terra, ricchi di fascino e mistero, luoghi, dove il “tempo” perde ogni significato, dove l’atmosfera ed il paesaggio sembrano non cambiare mai per via di un incantesimo magico. Luoghi in cui la terra incontra lo specchio del cielo fino a diventare un tutt’uno con esso…
E’ proprio in quei luoghi che la magia di quel Narratore invisibile ti entra nelle vene, diventando mistica, e ti ritrovi a vivere sensazioni uniche come se il tuo spirito fosse in bilico tra il fato ed il saccente.
E lo sento da lontano quel Narratore mentre, muovendomi in quel silenzio assordante, mi parla sottovoce di perdute incredibili civiltà, di storie di giganti da troppo tempo scomparsi, di antichissimi culti celesti e di magici rituali.
E poi ancora, scavando nell’intimità più lontana di questi luoghi, di surreali allineamenti astronomici, di miti fantastici, e di leggende di dei, demoni, fate ed evanescenti creature cadute dal paradiso…
Alla fine, però, sento arrivare un qualcosa che nessuno, escluso l’onnisciente Narratore, aveva pensato potesse arrivare.
Vento, leggero, subito dopo la roccia dormiente, che si piega e si alza, e che mi accarezza, mi “sveglia” e mi riporta alla realtà.
Vento, prima alto attraverso un cielo limpido, e poi ancor più basso come a voler disturbare quel piccolo gregge di pecore all’orizzonte, occupato nella ricerca dei migliori ciuffi d’erba da sgranocchiare.
E così, forse, non sento più la voce del narratore ma resto comunque ammaliata dalla magia, stavolta più reale e palpabile di questo luogo… il panorama mozzafiato che comincia da un incredibile mare azzurro con le Isole Eolie lì sospese nel nulla, fino ad arrivare alla vetta dell’Etna con i suoi crateri sempre fumanti, passando attraverso boschi e vette inconfondibili illuminate da un’alba calda ed emozionante fino all’inverosimile!
E il silenzio, quasi etereo, che ci accompagna mentre esploriamo, a una a una, le maestose rupi a caccia delle tante figure in esse intagliate dalla forza del vento o da una fantomatica antichissima mano umana…
Sono qui adesso, ai piedi di questi incredibili megaliti, nel mezzo del misterioso altopiano dell’Argimusco, nel territorio di Montalbano Elicona (Messina).
L’Orante, qui davanti a me, un massiccio di pietra di quasi 30 metri, con un profilo di donna con le mani giunte nell’atto di pregare e poi, più in fondo, la figura di una enorme aquila, con le ali semi spiegate, formata da grosse pietre sovrapposte e posta a guardia di tutta la valle sottostante e lo sguardo rivolto a sud.
E poi ancora, tutto intorno, altre decine di “misteriose” formazioni rocciose, più o meno grandi ed imponenti, anch’esse con forme e profili curiosi e particolari!
Insomma uno scenario vastissimo, e altrettanto raro, ricco di mitologia, magia, incanto, profumi e sensazioni, che spingono il visitatore ha sognare una storia dettata dall’entusiasmo di trovarsi a far parte di una bellezza surreale che t’innalza fino a toccar le stelle, dopo un intero dì, in cui il nostro “Narratore Musa“, ci ha reso partecipi e protagonisti di questo sogno ad occhi aperti.
E a volte la sento ancora la sua voce, vicina al mio orecchio, soffice e saccente, mentre continua a bisbigliarmi le stesse, identiche parole… “Fabiola… sta qui tutto ciò che tanto cercavi…”
by Fabiola Spitaleri
Gallerie e Descrizione (Fabio Corselli)
Miti e Leggende
L’altopiano è teatro di tantissime leggende, molte delle quali relative alle origini degli incredibili megaliti e delle loro strane forme.
Dalle storie dei Giganti “Wurm”, antica civiltà di semidei, o forse uomini grandi e robusti dediti alla pastorizia, che modellarono le pietre offertegli dalla natura per farne una dimora sacra agli dei, fino all’ipotetica presenza della mitica tomba di Arge, personificazione della folgore, figlio di Urano e Gea, passando poi per racconti fantastici, ancor più bizzarri ed inquietanti, di presenze sovrannaturali che si manifesterebbero solo in particolari periodi dell’anno: spiriti, folletti, spettri e non morti, che la tradizione popolare elegge custodi di immani tesori, sepolti in quei luoghi o poco distante da lì…
Tra queste la più significativa, relativa all’origine del “Megalite Orante“, è quella di “Marta d’Elicona” che ha inspirato l’omonimo romanzo di Melo Freni:
<< Si incominciava a cogliere di quella pietra il profilo di una bellezza insolita; il profilo delicato di una donna; ecco il volto con la linea del naso e degli occhi, ecco le mani giunte sul petto; ecco la donna che prega avvolta nella linea semplice di una tunica antica.
La gente di tutta l’Elicona e non solo dell’Elicona, cominciò a giungere lassù dopo che la notizia si era sparsa ed era grande lo stupore, grande la meraviglia, perché nessuno ricordava d’averla mai vista quella pietra sicché era un vero prodigio. Davanti al megalito dell’Orante -come il medico Cardile l’aveva battezzato- il pensiero correva a Marta sparita; quasi la terra l’avesse prima inghiottita e poi restituita in quella forma, e ognuno si segnava, aveva paura ma ne era attratto, se ne stava in silenzio e non si confidava.
Soltanto il medico Cardile al bar del Popolo, nell’ora della discussione, ricordò una storia di miti che parlava di impossibili amori e di pietose divinità che avevano trasformato in fiumi, in fontane, in rocce e in animali, innamorati il cui dolore sulla terra sarebbe stato inguaribile, immenso più della distanza delle stelle. >>
Descrizione e Geologia
L’altopiano dell’Argimusco è posto a circa 1250 metri s.l.m., a sud-est di Montalbano Elicona. Il luogo si caratterizza per la ricchezza di acqua (fonte Lagrimusco), di magnifici boschi (bosco di Malabotta) e per la splendida visuale panoramica.
Sotto il punto di vista strettamente geologico, i massi si dimostrano essere dei conglomerati calcarei, facilmente sottoposti quindi, per la poca durezza della pietra, sia all’erosione degli agenti atmosferici (di cui è certamente innegabile l’azione nel corso dei millenni passati), come anche in teoria al lavoro dell’uomo.
Storia e Curiosità
A parte le tante leggende, l’Argimusco (dal greco “Argimoschion”, altopiano delle grandi propaggini) non è stato ancora sottoposto a studi scientifici seri e comprovati, che spieghino con certezza le origini, la formazione e la “posizione” dei tanti megaliti e delle strane forme in esso presenti.
Le varie teorie attuali, parlano di un’antica area per rituali sacri, di una necropoli sacra d’altura, di un osservatorio astronomico per l’incredibile corrispondenza astronomica della posizione dei megaliti con il cielo… Vi rimandiamo ad altri siti per studi più approfonditi:
- Notizie storiche dettagliate: Medioevo Sicilia
- Notizie e descrizione megaliti: Archeoastronomo o Luoghimisteriosi.it
- Un Tesoro Templare a Montalbano: Tesoro Templare
- Medicina Astrale Medievale: Introduzione al sito di Paul Devins
INDICAZIONI e INFO
Il Sentiero:
L’altopiano dell’Argimusco è percorso da diversi sentieri, molto ben visibili, che girano intorno a tutta l’area e che “tagliano” fra i vari megaliti per poterli esplorare al meglio.
Su alcuni di essi, come ad esempio sulla Rupe dell’Acqua (l’Orante), è possibile arrampicarsi tramite piccoli sentieri e scalinate scavate nella roccia, per godere dello spettacolare panorama a 360 gradi!
Mappa con Percorsi e Luoghi principali:
Arrivare in Auto all’Altopiano:
E’ possibile raggiungere contrada Argimusco seguendo le indicazioni per il Bosco di Malabotta.
- Da Randazzo (quindi da Catania) è preferibile la strada che passa da S. Domenica di Vittoria, attraversando Polverello e seguendo le indicazioni per Montalbano Elicona.
- Per chi proviene dalla costa ionica il transito obbligatorio avviene per Mojo Alcantara, Roccella Valdemone, da cui si raggiunge il bivio di Portella Zilla. Dal bivio seguire le indicazioni per Montalbano fino all’ingresso della riserva naturale orientata del Bosco di Malabotta
- Per chi proviene dalla costa nord, basta seguire l’autostrada A20 Palermo-Messina, uscire allo svincolo di Falcone e seguire le indicazioni per Montalbano Elicona.